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Dieta e Psiche
19/03/2016

Alimentarsi in modo corretto è anche una questione di testa. Sia che si tratti di seguire una corretta alimentazione senza avere problematiche particolari, sia che si debba intraprendere una dieta per la riduzione del peso corporeo, la psiche gioca un ruolo fondamentale.

 

Nessuna dieta infatti, risulta efficace se non è accompagnata da una forte motivazione di natura psicologica e se chi la segue non è convinto di voler prendersi cura di se stesso.

 

Uno studio del Consumer Reports National Research Center di New York ha infatti dimostrato come l’approccio psicologico con il quale il singolo individuo  affronta la dieta assuma grande importanza, diventando determinante per la buona riuscita della dieta stessa. Un’attenta analisi delle proprie emozioni, dei fattori responsabili di un’alimentazione scorretta e disordinata, delle cause che hanno condotto a sovrappeso e, nei casi più gravi all’obesità è il primo passo da compiere per iniziare ad alimentarci secondo le buone regole, evitando di sfogare nel cibo le frustrazioni e lo stress che la vita quotidiana inevitabilmente procura. Non sempre i pazienti affetti da disturbi legati al peso devono cambiare radicalmente la loro dieta ma devono piuttosto modificare il modo di alimentarsi: non ciò che si mangia dunque ma come lo si mangia, indagando sui meccanismi psicologici che spingono a nutrirsi in modo sbagliato. Spesso il cibo che assumiamo non è richiesto dal nostro corpo, quale fonte di energia, ma dalla nostra mente.

Si tratta della cosidetta “fame nervosa” che dipende da fattori legati alla sfera emotiva.

Si mangia per tristezza, dovuta a motivi più o meno evidenti; si mangia per ansia, per placare quell’insopportabile sensazione di buco allo stomaco; per noia e il cibo rappresenta il mezzo più semplice per liberarsene; si mangia per solitudine e in questo caso il cibo colma il vuoto e sostituisce ciò che ci manca; si mangia per rabbia, quando siamo risentiti, indignati frustrati. Ma si mangia anche quando si è felici, in compagnia di amici e familiari e in questo caso il cibo assume un’importante valenza sociale e di condivisione. 

A volte, quando le problematiche emotive sono di lieve entità l’ostacolo può essere superato autonomamente. Quando invece la difficoltà a portare a buon fine un regime dimagrante diventa insormontabile, quando le diete risultano fallimentari, con il conseguente abbassamento dell’autostima individuale, allora può essere utile un percorso di consulenza psicologica tendente a ristabilire una percezione positiva delle proprie capacità. Il terapeuta guiderà il paziente, aiutandolo a capire le cause del suo rapporto conflittuale con il cibo, indagando sulle abitudini alimentari, analizzando il significato che l’individuo in cura attribuisce al cibo e riflettendo, con lui, sullo stretto legame tra cibo ed emozioni.

 

"Mens sana in corpore sano" scriveva il poeta e retore romano Giovenale.

 

Mente e corpo dunque devono essere considerati non come entità scisse l’una dall’altra ma unite profondamente e interdipendenti: dal benessere e dalla stabilità dell’una dipendono il benessere e la stabilità dell’altro e viceversa. Una profonda esperienza di consapevolezza di noi stessi, nel rispetto dell’unità tra psiche e corpo, favorisce dunque quell’armonia, quell’equilibrio e quello stato di calma interiori importanti per il benessere psicofisico individuale.

Se quindi il peso in eccesso rappresenta una delle condizioni che sostengono le difese inconsce, smascherando tali difese e connettendo l’inconscio con la parte cosciente e consapevole si potrà innescare il processo di integrazione che condurrà l’individuo verso il benessere sia psichico che corporeo. In altre parole, ciò che noi crediamo di noi stessi può consentirci di modificare il nostro aspetto fisico e il nostro stato di salute.

 

A cura di:

Dr.ssa Debora Nogara
Psicologa

 

Redatto da:

Sig.na Federica Baj
Giornalista

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