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Scoliosi, Quali sono i Rimedi?
26/09/2016

La scoliosi, una patologia diffusa che colpisce in prevalenza il sesso femminile e circa il tre per cento dei bambini in età evolutiva. Una diagnosi tempestiva permette, con i giusti interventi, di correggere questa deformità della colonna vertebrale evitando che peggiori. La scoliosi è una deviazione laterale della colonna vertebrale associata alla rotazione dei corpi vertebrali. Tale rotazione si accompagna a una deformazione dei dischi intervertebrali e a retrazioni, cioè accorciamenti, dei muscoli e dei legamenti.

 Le cause che scatenano questa malattia sono diverse. Nel 70% circa dei casi è idiopatica, non riconducibile cioè a cause ben chiare. Nel restante 30% circa dei casi è congenita o acquisita e può svilupparsi in seguito a traumi, lesioni, infezioni o artrite. Conosciamo bene alcuni fattori predisponenti, primo tra tutti la familiarità, o anomalie del tessuto connettivo. Resta comunque oscuro il meccanismo eziopatogenetico della maggior parte delle scoliosi, nonostante le numerose ricerche in vari ambiti. La maggior parte delle scoliosi idiopatiche compare in prevalenza in età infantile o durante la pubertà, periodi in cui l’accrescimento osseo è elevato. Importante quindi tenere sotto controllo il bambino fino al termine dell’accrescimento per cogliere quei segnali evidenti che possono essere la spia della malattia. Se il bambino, piegato in avanti con le gambe tese e le braccia a penzoloni, presenta un lato del tronco più alto dell’altro, allora meglio rivolgersi a uno specialista. La schiena affetta da scoliosi è incurvata su se stessa e deformata nelle tre direzioni dello spazio. Asimmetrie di spalle, scapole e fianchi sono segni conseguenti alla patologia. Il paziente che soffre di questo disturbo presenta un “gibbo” che può essere dorsale, dorso-lombare o lombare a seconda della parte della colonna colpita. La diagnosi avviene mediante l’esame obiettivo del paziente e con una radiografia della colonna vertebrale. Successivamente si quantifica l’inclinazione delle vertebre che si misura in gradi Cobb: oltre i dieci gradi si tratta di scoliosi. Una volta stabilita l’entità del problema è possibile attuare cure efficaci. Se la scoliosi è lieve, un programma di ginnastica mirata può essere sufficiente a tenere sotto controllo il disturbo; nelle forme intermedie, superati i 20°Cobb, si abbinano esercizi e corsetto ortopedico; nei casi più importanti ma non ancora chirurgici è raccomandabile un approccio terapeutico più “invasivo” con corsetti inamovibili indossati per qualche mese (un tempo confezionati in gesso, oggi con materiali sintetici più leggeri e meno ingombranti); l’intervento chirurgico in cui la curva scoliotica viene corretta e fissata con vari tipi di strumentari metallici (artrodesi vertebrale) è riservato ai casi più gravi.

Per beneficiare al massimo degli esercizi per correggere la scoliosi, l’ideale è eseguirli in autocorrezione, una tecnica riabilitativa che consiste in movimenti precisi e localizzati per correggere volontariamente la curva scoliotica. I principali obiettivi di questo tipo di ginnastica sono da un alto la creazione di un “corsetto neuro muscolare” che garantisca un maggiore controllo e una migliore stabilità della colonna vertebrale, dall’altro l’attivazione di meccanismi di correzione riflessi da integrare ai movimenti globali. In quest’ottica la ginnastica medica deve essere il primo passo da intraprendere per intervenire sul disturbo. Durante il trattamento con corsetti la fisioterapia e la ginnastica specifica, eseguite continuativamente e regolarmente in corsetto, rappresentano un importante mezzo di “potenziamento” della funzione del tutore stesso.

L’attività fisica in generale non rappresenta un problema per i soggetti scoliotici, che possono praticare quasi sempre lo sport preferito, beneficiandone dal punto di vista fisico in genere così come da quello psicologico . Nessuno sport può essere considerato un trattamento della scoliosi, nemmeno nei casi più lievi, e non deve mai come tale essere prescritto o consigliato.  

A cura del dott. Giovanni Rainero, ortopedico

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