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Sindrome del tunnel carpale
02/04/2016

Intervista al Prof. Federico Grassi, professore ordinario di malattie dell’Apparato Locomotore Università degli studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, direttore di Ortopedia e Traumatologia A.O.U. “Maggiore della carità” di Novara.

 

Colpisce circa cinque abitanti su mille nel mondo occidentale, in maggioranza donne e più frequentemente i soggetti intorno ai cinquant’anni. In un terzo dei soggetti è bilaterale, cioè interessa entrambe le mani. Che cosa è esattamente la Sindrome del Tunnel Carpale? Quali disturbi crea? Come la si riconosce e quali sono i trattamenti medici più all’avanguardia per curare questa patologia?

 

Professor Grassi, che cosa è la sindrome del tunnel carpale?

La STC rientra tra le cosidette “sindromi canalicolari” dell’arto superiore ed è causata dall’irritazione o dalla compressione del nervo mediano nel suo passaggio attraverso il canale del carpo, uno spazio a livello del polso che mette in comunicazione la parte anteriore dell’avambraccio con il palmo della mano.

 

Quali sono le cause che determinano lo sviluppo di questa patologia?

E’ nella maggior parte dei casi idiopatica cioè non è attribuibile a una causa definita. Vi sono tuttavia forme secondarie che possono derivare da svariate condizioni in cui si verifica un aumento o una riduzione del canale carpale: ad esempio le tendiniti dei flessori e gli esiti di fratture del polso. Alcune condizioni fisiologiche o patologiche quali la gravidanza, l’assunzione di contraccettivi orali, l’ipotiroidismo o il diabete possono favorire la comparsa di questa patologia.

 

Come si manifesta la STC?

Il disturbo più frequente è il formicolio e il torpore delle prime tre dita della mano. Questi sintomi vengono di solito avvertiti alla fine del riposo notturno e sono determinati dalla posizione di flessione protratta del polso e dalla maggiore vasodilatazione durante il sonno.  In uno stadio più avanzato possono manifestarsi deficit della sensibilità e della motricità con la conseguente difficoltà ad usare la mano.

 

Come si diagnostica la STC?

La diagnosi si basa innanzitutto sull’esame clinico anche attraverso alcuni test “provocativi” che hanno lo scopo di riprodurre la sintomatologia riferita dal paziente. Tra questi il più accurato è il Test di Phalen, che si esegue facendo porre al paziente le mani una contro l’altra a livello del dorso con le dita rivolte verso il basso, i polsi flessi ad angolo retto e gli avambracci orizzontali; la flessione acuta del polso aumenta la pressione sul nervo mediano all’interno del tunnel provocando la comparsa di eventuali parestesie in presenza della sindrome. Nei casi dubbi o quando si voglia acquisire un dato strumentale si esegue lo studio della conduzione nervosa o elettromiografia.

 

Quali sono le terapie farmacologiche per curare questa patologia?

Nei pazienti con sintomatologia intermittente è indicato un approccio conservativo  ovvero con terapie a base di antinfiammatori e neurotrofici, ad esempio l’assunzione del complesso vitaminico del gruppo B. In associazione ai farmaci utile è l’uso di tutori da indossare di notte che, mantenendo il polso in posizione “neutra”, gli impediscono di assumere le posizioni che scatenano i sintomi.

 

E a livello chirurgico quando e come si può intervenire?

Quando il trattamento conservativo non risolve il problema o nel caso di parestesie costanti, di deficit della sensibilità o di mancanza di forza muscolare e quando l’elettromiografia mostra una grave sofferenza del nervo mediano è possibile intervenire per decomprimere il tunnel carpale. L’intervento, eseguito in anestesia locale attraverso una piccola incisione o in endoscopia, risolve nella maggior parte dei casi il problema.

 

E’ possibile guarire definitivamente da questa patologia?

La terapia, farmacologica o chirurgica a seconda dei singoli casi, è in genere risolutiva. In rari casi i disturbi possono recidivare. Ma è anche possibile che la STC evolva verso la remissione spontanea, osservata fino a un terzo dei pazienti in alcune casistiche.

 

 

A cura di:

Prof. Federico Grassi
Spec. in Ortopedia e Traumatologia

 

Redatto da:

Sig.na Federica Baj
Giornalista

 

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